Tra Via Casale e Via Oriente

 


Ieri, circa 80 anni fa' esistevano quattro compagni amati, simile ad una fratellanza, cioe' una squadra di ragazzi composta di tre Colecchia ed un Di Camillo i quali erano
Mario, Olindo, Vincenzo e Salvatore. Quando non erano in scuola la loro occupazione principale era la ricerca del nosrto amato profondo undinare dietro la Via Oriente, per trovare i nidi di uccelli. Veramente era profondo perche' cominciava dalla fonte d'acqua fresca della Canala un po piu' su una cava di tesori e dopo varie viarelle curvose una linea di case dei Colecchia appare sull' altopiano del nostro Cansano.
Pochi metri sotto le case c'era un piccolo percorso di due o tre metri di larghezza ed appena sotto cominciava una linea di alti alberi di olmo dove cominciando con la Primavera si legavano un paio di fune con una piccola seggiolina di legname per giocare "l' altalena" sospesa. I ragazzi piu grandi ci spingevano via, non sia mai se si spezzava una delle funi si andava a finire giu' dall'altro lato della  Canala. Lungo le vie della Canala appena l'Estate c'erano fratte di sanbuco infioriti e pieni di scarafaggi indorati dove noi con fili sottili  legati alle gambe li facevamo volare come aerei. Spessi a striscioni entravamo nella grotta in cerca di tesori, ricordo che una volta, credo ch'era al principio degli anni 1930, mentre li dentro la grotta fece un terremoto ed nell'uscire si sentivano i gridi delle donne del paese che gridano a noi di salire su per paura di perire nel caso di una valanga. Nel salire sul paese trovammo che le abitazioni erano tutti vacante, a causa ch'era il mese di Luglio la nostra gente avevano prese coperte e cuscini e fuggiti fuori alla zona Vicenne, ad abitare e dormire sotto mucchi di grano ch'erano accatastati in varie forme. Piccole repitazione di scosse sisma durarono quasi una settimana.La nostra gente, per paura, non si permettevano di ritornare a casa soltanto periodico andavano alle stalle per dirigire le loro bestie a beverare alle fontane circostante. Ricordo che molte abitazione ebbero danneggi. Dietro le case dei Colecchia cerano cespugli con lettini di paglia,e spesso la sotto trovavo nidi di uova fresca di polli, quasi tutti avevamo polli nelle nostre stalle. A volte  una delle donne mi diceva: Eh Salvato! quesse so dill' cagline mejje, ed io rispondevo: Mi dispiace ma non c'e' sta scritto acusci' a quest'ova cajje truvate!.
Durante l'Estate quasi tutte le sere si andava ad osservare milioni di lucciole che luccicavano tutta la Valle e l'intera costa delle Rinicce, e per curiosita' si strofinavano alcune sulle braccia lasciando uno striscio luminoso.
La bellezza di quei tempi era che con una coppola piena di grano o granturco si andava alla Cioppa (La Zoppa) in cambio di una coppola piena di castagne bollite o arrostite. Lo stesso era con la famiglia Fiammitti un cambio con fighi secchi inzuccherati, (Gli Cherrecini).
L'Estate due o tre volte la settimana per le vie della Canala  aspettavamo le Pacentrane con cestine piene di fighi freschi o ciliege che portavano sulla testa, e con quattro soldi ti vendevano un mezzo chile. Ma ogni tanto succedevano dispiaceri. Un venditore di bevante non alcoholico di Sulmona cadde e mori' nella prima curva all'Ovest della Canala. Mentre eravamo sotto le mura dei Colecchia, un bravissimo giovane e sua fidanzata con muli trasportavano la rena dalle cave sotto le Renicce a Cansano per accomodare la loro nuova ambienta, succedi' che il giovane con la mula non ritornava, la giovane fidanzata ritorno' alle cave e vide che la funa della briglia era sommersa  nella rena e nel tirarla fuore usci' il braccio del suo amato fidanzato, noi ragazzini che eravamo alla pendice dietro la Via Oriente udimmi i gridi della gente la' vicino che stavano a lavare le loro biancherie, non dimentico mai che lo portano dietro a Cansano legato sul basto della sua mula. E poi la nostra gente che uscivano fuori battendo varie padelle e casseruole per far fuggire falchi che cercavano di rubare i nostri polli, che spesso  avevano un'abilita' e capacita'. I notri polli andavano a finire a gliu pieschie de le vuolepe, di rimpetto alla nostra famosa Partaiova. Noi quattro compagni amati, spendemmo le notte Natalizie come ospiti nella residenza della diletta gentilissima signora Cesidia Di Camillo Colecchia, la madre di Mario. Mario un nativo degli Stati Uniti, recente aveva ritornato a Cansano con sua madre per attendere il nonno, se non mi sbaglio era zio Angelo l'arcaro, abitavano al Sud della fila delle case Colecchia, dove in una piccola officina componeva arche per il grano, granturco ecc. Mario, pure che era nativo americano e parlava l'inglese, divenne uno dei piu' intelligenti ragazzi di Cansano. E nel  suo ritorno agli Stati Uniti s' arruollo'  ad una universita' in Warchester, MA.  e fu laureato Dentista.
La sua madre Cesidia ch' era della nostra famiglia Di Camillo, c'insegnava alcune parole inglese, come Marry Christmas, Happy New Year, Good Morning, Good Night and Thank You. Spesso ci dava una casseruola di pasta e faggioli per un vecchietto che abitava in una stanza con un portone affumicato alla sinistra della Chiesa Madre, appena all'entrate del vigo scalinato per la partaiova, esattamente sotto la casa di Felice Di Camillo. Lui aveva una stanza piena di timo secco, credo gli bruciava al focolaio per riscaldamento. Io ebbe l'opportunita' di conoscere il padre di Mario, un bravissimo uomo del nome Domenico Colecchia nel mio ritorno al Colorado dopo essero chiamato al servizio militare. Fu lui che mi accompagno' alla stazione ferroviaria per prendere un treno per Denver, CO. E nello stesso giorno mi porto' a visitare i relativi del nostro diletto tenore Giovanni Zavatti. E mentre li mi fecero ascoltare il suo primo disco con Ridi Pagliaccio. Credo che Vincenzo e Olindo emigrarono a New York e luoghi circostanti, e Mario pratico' dentista a Boston, MA. Una curiosita' la citta' di Warchester e' pronunziata dai residenti del Mass. Wooster!.
Fine di una storia di ragazzi Cansanesi. 
Cerco perdono se per caso ho publicato qualche dispiacere. Non e' malizia soltanto desiderio di raccontare cio' che torna alla mia mente.
Un caro saluto a voi tutti di Cansano. 
Sempre un Cansanese, Salvatore Di Camillo