Ricordando gli anni 50
Donato D'Orazio
Siamo nei primi anni del 1950,
Cansano era un paese ricolmo di gente, ogni casa aveva i suoi abitanti, ogni strada le grida gioiose dei bimbi, ogni vicinato una storia da raccontare ed in ogni angolo tanti adolescenti che in gruppi cercavano di inventarsi qualcosa per rendere la loro vita un po` piu` interessante. Anche a Piazza XX Settembre avevamo il nostro gruppo. Andavamo a scuola tutti i giorni, aiutavamo, se c`era bisogno, i nostri genitori nei loro lavori campestri, e a fine settimana volevamo praticare il nostro sport preferito che era il Calcio.
Non c`era un campo sportivo, le terre pianeggiante intorno al paese erano tutte coltivate, l`unica cosa, se non si poteva andare alla valle o alle piane della rania, era la piazza dove vivevamo. Anche quest`ultima, con un decreto del consiglio comunale di allora, ci fu proibito per non disturbare quei tanti paesani che si radunavano li` per discutere fatti della giornata. Il peggio era che se ci permettevamo, anche con cautela, di trasgredire questa ordinanza ci veniva appioppata una contravenzione che andava dalle 600 lire fino alle 1000 lire. Per di piu`, spesso volte succedeva che anche se non eravamo noi a giocare in piazza, per il semplice motivo che abitavamo li`, ci si incudeva in quelle contravvenzioni. Tutto questo ci creava problemi non indifferenti con i nostri genitori perche` pagare continuamente multe creava un problema non indifferente per l`economia delle nostre famiglie. Fu cosi` che una sera per protesta decidemmo di fare una cosa che comunemente non avevamo mai fatto. Mentre eravamo difronte alla cantina di zi` Nunzio vedemmo che il sindaco, alcuni assessori, il segretario comunale ed il dottore Matteo si recavano per un pranzo a casa di Alessandrina. Dopo un po` di tempo che erano entrati ci venne l`idea di fargli uno scherzo. Decidemmo di fargli uno sfumo. A quie tempi ad ogni porta principale c`era` alla parte bassa del portone una buca che serviva per gatti o cani di entrare ed uscire dalle loro case. Approfittando di questo buco ci infilammo un piccolo braciere ardente
in cui ci avevamo messo un miscuglio di peperoncini amari, pepe ed altro tanto da creare un odore talmente agro e pungente che costrinse tutti gli importanti commensali a fuggire fuori di casa rovindogli cosi` il loro pranzo. La mattina dopo mentre dormivo fui svegliato da mia madre che mi chiedeva cosa avevo combinato la sera precedente. Io gli risposi di non aver fatto niente di particolare. Al che` lei mi disse che mi doveva alzare perche` era venuto in casa la "guardianella" per dirgli che io dovevo andare al Comune perche` il sindaco mi voleva parlare. Mi recai al Comune e fu li` che trovai anche tutti gli amici colpevoli come me del poco decoroso scherzo. Il sindaco ci mise tutti intorno al suo tavolo e comincio` con queste parole " Cari puzzoni, voi dovete pagare tutto cio` che avete combinato ieri sera, dovete ammettere la vostra colpa senno` vi mando tutti in galera". Alla nostra domanda di cosa avevamo fatto di tanto grave da meritarci la galera, lui rispose che noi lo sapevamo benissimo quello che avevamo fatto. Alla nostra insistenza di sapere cosa noi avessimo fatto, lui rispose " Voi ci avete messo lo sfumo nella casa di Alessandrina, e se non c`erano le finestre di dietro casa qualcuno di noi si sarebbe soffocato, e per questo la dovete pagare cara". Al nostro insistere che non c`entravamo niente in quella faccente, lui arrabbiandosi ci promise che se non avessimo ammesso la colpa avrebbe chiamato i carabinieri
rovinandoci la nostra fede penale. Naturalmente noi negammo tutto e, forse, dopo che si era pacato il suo risentimento,il sindaco non chiamo` mai i carabinieri. Dopo alcuni anni, io ritornato dall`America, fui avvicinato dal dottore Matteo, che mi domando` come stavo, e poi mi disse " Donato sono passati ormai tanti anni dall`episodio dello sfumo, dimmi la verita`, sei stato tu, mio figlio ed i vostri amici a farci quello scherzo di cattivo gusto?" In quel momento mi venne la voglia di dirgli la verita`, ma siccome era rimasta secreta per tanto tempo e per non creare problemi agli amici che a quel tempo erano ancora in Cansano gli risposi di no. Col senno del poi, anche con tutte le ragioni che noi credevamo di avere, fare un atto simile fu terribilmente sbagliato.