Come "San Francesco"
di Donato D'Orazio
Siamo entrati nel periodo Natalizio. Periodo sublime che ci invoglia ad essere piu` sinceri con noi stessi e piu' solidali con chi e' meno fortunato di noi. E' il periodo dell'anno che ci induce ad analizzare il nostro presente ed a riflettere e soprattutto ricordare il nostro passato.
Il presente e' un mondo che cambia continuamente, un mondo tecnologico che non da respiro, un mondo astratto che non da' spazio ad emozioni, un mondo materialistico che sta' perdendo il senso di appartenenza, ed il sentimento della fede. Il passato, o almeno il nostro passato, e' quel periodo lontano in cui la tragedia della guerra, la bruttura della fame, lo squallore della poverta', dava adito non a gesti di disperazione ma al senso di comunita', all'orgoglio di una tradizione forte e gentile ed alla certezza che un giorno di sole sarebbe anche per noi prima o poi arrivato. Tutto questo ottimismo ci veniva inculcato dall'atteggiamento sempre sereno dei nostri genitori che mai ci facevano partecipi dei loro sacrifici, dai nostri maestri che con enorme difficolta' e senso del dovere ci insegnavano ad essere responsabili verso noi stessi e verso il prossimo, ed infine dai nostri sacerdoti che ci insegnavano rispetto e comprensione verso i meno fortunati di noi. Ed in questo momento mi ritorna in mente Don Francesco De Bartolomeis, per tutti noi Don Ciccio. Un sacerdote esemplare, un umile servo di Dio che dedico' tutta la sua vita a fare del bene anche a chi' aveva meno bisogno di lui. Viveva in due modeste stanze spoglie di tutto. Un modesto letto, una sedia, e tanti libri. Si cibava soltanto se sua sorella piu' anziana di Lui gli mandava qualcosa da mangiare. Era generoso con tutti. Con noi ragazzi per averci insegnato il valore del rispetto e l'importanza della studio. Ogni anno mandava in seminario due o tre ragazzi cansanesi per dargli l'opportunita' di praticare la fede cattolica e di avere un'educazione didattica di eccellenza che altrimente non avrebbero mai avuto. Per i grandi fu promotore del leggere. Ed al riguardo fece una specie di contratto con l'edicola di Piazza Ovidio in Sulmona per avere una quindicina di giornali della settimana appena passata per portarli ogni sabato a Cansano per regalarli a tutti coloro che erano interessati a leggerli. Ricordo che la settimana Santa,in occasione della benedizione delle case, io l'accompagnavo nella parte del paese a lui assegnato. Allora era usanza che si regalava al parroco per la benedizione della casa due uova. Per raccogliere queste uova ci dava un piccolo cesto. Ebbene io non ricordo mai che questo cesto si sia riempito, perche' lui conoscendo molto bene la situazione finanziaria di tutte le famiglie cansanese, accettava le uova dalle famiglie che se lo potevano permettere e le dava a quelle famiglie che ne avevano bisogno. Per lui sempre niente. Aveva l'abitudine di recarsi spesso a visitare il vescovo a Sulmona. Si presentava sempre con un paia di scarpe rotte. Il vescovo vedendolo in quelle condizioni gli dava i soldi per comprarsi un paio nuove. Lui le comprava, poi se incontrava qualcuno piu` malandato di lui immancabilmente glie le regalava. Questo e molto ancora era Don Ciccio. Un filantropo, un uomo di fede, un icona cansanese che i figli di Cansano, vecchi, presenti e futuri dovrebbero sempre ricordarlo ed onorarlo. A tutti i paesani in Cansano e nel mondo Buon Natale e Felice Anno Nuovo.