VEDI NAPOLI E POI MUORI
di Enzo De Santis
Era un giorno caldo ed afoso, quando il treno finalmente arrivò alla stazione
di Napoli. Avevo appena quattordici anni e stavo per avventurarmi in un lungo
viaggio, che avrebbe completamente cambiato la mia vita.
Napoli era soltanto la prima tappa. Con un lungo stridore di freni, il treno
si fermò ed immediatamente si spalancarono le porte dei vagoni. permettendo ai
passeggeri di scendere. La stazione si affollò con centinaia di viaggiatori che come me scendevano a Napoli, ognuno con i propri fagotti e valige in mano.Mi guardai intorno: non avevo mai visto tanta gente in vita mia. Gente che veniva da ogni parte d'Italia e che ovviamente, parlavano differenti dialetti che confusione ! Sembrava la torre di Babele.
Di colpo venni circondato fa facchini napoletani, che volevano portarmi le
mie valige. Cercai di pattuire il prezzo per far trasportare i bagagli allo "
Hotel Serena", un albergo molto economico, situato poco lonatno dalla stazione.
Alcuni facchini predentevano un prezzo troppo alto per le mie tasche. A questo
punto, un ragazzino mi si avvicinò , dicendomi con suo spiccato accento
napoletano che mi avrebbe aiutato a portare le valige per due lire, un prezzo
troppo basso di quello richiesto dagli altri facchini. Accettai l'offerta e ci incamminammo; egli portava la valigia ed io un pacco, che avrei dovuto consegnare ad un parente.
Camminammo per una ventina di minuti senza dire una parola e, quando arrivammo
a circa un centinaio di metri dall'albergo, il ragazzino si fermò e chiese di
essere pagato. Al momento di dargli le due lire pattuite, sorpreso ed
addirittura indignato egli mi disse che un facchino come lui guadagnava almeno
trenta di lire al viaggio ( con quei soldi avrei potuto prendere un taxi ! ).
Il ragazzino, notando che io non avevo nessuna intenzione di pagare quella
cifra esorbitante, di colpo s'impadronì del pacco che avevo momentaneamente
poggiato a terra; il piccolo ladro cominciò a correre via con il mio pacco
sottobraccio; io lo insegui e dopo poco lo rangiunsi. Lo afferai ed
incominciammo ad azzuffarsi proprio lì in mezzo alla strada: Mi impadronii
nuovamente del mio pacco con il quale, però, accidentalmente colpii il
ragazzino, che cadde a terra gridando come un pazzo.
All'improvviso alcuni uomini dall'apparenza non troppo rassicurante
cominciarono ad apparire sulla strada e si avvicinarono minacciosamente. Non
sapendo come evitare questa situazione pericolosa, pensai di dare le trenta
lire al ragazzino per poter salvare il pacco. Proprio in quel momento, in fondo alla strada apparve una guardia fascista. Gli uomini, che già mi avevano circondato, scomparvero immediatamente e la guardia gentilmente mi accompagnò all'Hotel "Serena ".
OMISSIS.................
Arrivati al porto, salutai il mio amico napoletano che mi aveva accompagnato
con la carrozza, accarezzai il cavallo che mi aveva aiutato a divendare amico
del cocchiere e mi avviai tra la grande folla degli emigranti.
Cercai una panchina nella sala d'attesa, ma non c'era nessun posto libero, per
cui mi sedetti sulla valigia con il mio fagotto tra le gambe. In quel momento
mi resi conto della grandezza del porto di Napoli, con tante navi fumanti,
pronte per partire ognuna per la ppropria destinazione.
La " Cristoforo Colombo " era gigantesca: questa era la nave che mi avrebbe
portato all'altra parte del mondo.
(PRIMA PARTE)