Un Sogno Americano
(An American Dream)
di Donato D'Orazio
Il 22 Novembre 1963. Uno dei giorni piu' dolorosi della storia Americana. Il suo giovane Presidente, l'uomo che con il suo carisma, la sua splendida dialettica, il suo coraggio aveva ridato fiducia e speranza alla sua nazione veniva per mano assassina ucciso a Dallas. Dopo cinquant'anni la memoria di quel funesto giorno e' rimasta impressa nella mente di tutti gli americani che quel giorno c'erano. Ognuno sa' come lo venne a sapere ed in che posto ci si trovava. Personalmente mi trovavo a lavorare in un fabbrica che produceva tacchi per scarpe da donna. Lavoravo nel tornio, una macchina che produceva un forte rumore tanto che se dovevi parlare con qualcuno la dovevi spegnere ed allontanarti dal reparto. Il mio meccanico, che ideologicamente era all`opposto dal mio, lui repubblicano, io democratico, si avvicino' a me e con un gesto mi fece capire di spegnere il tornio perche' mi voleva dire qualcosa. Ci allontanammo quel poco che ci permise di sentirci. Mi disse " ti debbo dare una notizia che tu sono sicuro non vorresti mai sentire, il Presidente Kennedy e' stato ferito con un'arma da fuoco mentre era in un corteo a Dallas". Rimasi di stucco, mi venne subito di domandargli se era grave, se ce l`avrebbe fatta a sopravvivere. Lui mi rispose che non lo sapeva. Mi recai immediatamente in ufficio per saperne di piu'. Anche li' erano in stato di apprensione, non sapevano ancora niente perche' le televisioni ancora non davano le ultime notizie. Fu cosi' che chiesi il permesso di allontanarmi dal lavoro e tornare a casa. Vivevo a pochi isolati dalla fabbrica, mentre camminavo cercavo di guardare in faccia la gente, cercavo di capire dai loro sguardi cosa stava succedendo. Niente: tutti avevano un`espressione di shock, di incredibilita', nessuno parlava, tutti racchiusi in loro stessi cercando di dare un significato a tutto cio' che stava succedendo. Arrivato a casa accesi la televisione, ed in quel preciso momento la notizia che nessuno voleva sentire. "Il Presidente Kennedy e' stato assassinato, ha dato il suo ultimo respiro nelle braccia di sua moglie". In quel momento sperai di non aver capito bene, mi era difficile convincermi che una cosa cosi' orrenda potesse capitare in una nazione come questa. Purtroppo era vero, e come milioni di americani non mi resto' altro che piangere. Il Camelot, il carismatico giovane Presidente che era riuscito a risvegliare nel suo popolo il sentimento di giustizia, l'orgoglio di appartenenza, l'obbligo morale di dare piu' che di avere dal loro paese ci aveva ingiustamente lasciato. La sua mitica frase " Non chiedete quello che la vostra nazione puo` fare per voi. Chiedete quello che voi potete dare alla vostra nazione" risuonava nelle mie orecchie. Il suo discorso a Berlino,
(Leggi il testo completo), (Guarda il Video)circondato da milioni di tedeschi che lo osannavano ritorno' nella mia memoria. La sua frase " oggi sono anch'io berlinese come voi" che scateno' un boato di applausi riecheggiava nell`aria. Come lo fu' anche la frase in cui prese di mira il famigerato muro che divideva la citta' di Berlino in cui disse "
La nostra democrazia ha tante mancanze, tante cose da essere riviste, pero' non innalziamo mai un muro per impedire a liberi cittadini di recarsi dove essi vogliono". Lo strazio nel vedere i due suoi bambini aspettare la bara del padre nell`aeroporto di Washington, il saluto militare che il suo piccolo figlio gli fece sono immagine che rimarranno per sempre nella storia di questo paese. Molte volte mi soffermo a pensare come diverso oggi il mondo sarebbe se Kennedy non fosse stato assassinato.
La sua visione di un mondo di pace, di uguaglianza, di rispetto reciproco forse in parte si sarebbe materializzato. La sua nuova frontiera, anche se ripresa in parte dal suo successore Lyndon Johnson non e' stata mai completata. Ha avuto l`opportunita' di governare troppo poco per dare un impronta piu` profonda, piu' duratura a quella america che lui avrebbe voluta. Rimane il suo carisma, il suo ottimismo, la sua convinzione che se tutti avrebbero fatto la loro parte tempi migliori sarebbero di sicuro arrivati per la sua nazione. Lui era come tanti un politico, uno che per raggiungere il suo scopo ha dovuto pestare tanti piedi, pero`, diversamente dagli altri, era una persona che sapeva di essere umano, e come tale anche di sbagliare. La storia dara`il responso sul suo operato politico. Qualunque esso sia non scalfira' in alcun modo il buon ricordo che il suo popolo ha sempre avuto del suo giovane e sfortunato Presidente.