Questo è il 5° racconto di Donato il resto appena possibile
"La Mietitura".
Il mese di luglio e` stato per i Cansanesi, come per tanta altra gente, un mese di riposo, di vacanze, di pisolini pomeridiani, di sol leone che li invoglia a trovare refrigerio nell` ombra di un albero o conforto in un locale fresco riparato dal sole. Tutto questo e` bello, pero` non e` stato sempre cosi`. Difatti fino agli anni sessanta, per i nostri genitori e quelli prima di loro il mese di Luglio era un mese faticoso, con impegni agricoli che potevano risultare determinanti per tutto l`anno che veniva.
C`era la mietitura da portare avanti e l`intera famiglia ne veniva coinvolta.
A quei tempi non c`era la tecnologia di adesso e quindi anche i piu` giovani dovevano dare il loro contributo. Si partiva verso i campi prima dell`alba, si mieteva tutto il giorno, quasi sempre sotto un sole bruciante, e si ritornava a casa, stanchi ma soddisfatti, dopo il tramonto. Era il periodo dell`anno di enormi sacrifici, di duro lavoro, di continua apprensione per le intemperie del tempo che poteva in pochi minuti azzerare tutto il lavoro di un anno. Dopo la mietitura iniziava l`impervio lavoro di riportare la pianta del grano nel paese. Gli animali che si possedevano erano di primaria importanza per questo compito, grazie alla loro forza si poteva ricacciare ( come si diceva allora) il grano dai campi. Poi nelle aie prestabilite artigiani cansanesi riuscivano a costruire reglie ( un`altra parola di quei tempi) di grano a forma rettangolare, quadrata o di trulli, con una simmetria da far invidia ai piu` provetti architetti di quel tempo. Ed infine la trebbiatura, un altro lavoro duro e polveroso che pero` dava la soddisfazione di avere finalmente in casa il frutto di un intero anno di lavoro. Quest`ultimo impegno era talmente variato e faticoso che si cercava l`aiuto di amici e parenti per portarlo a termine. La ricompensa per la loro participazione era un bel e appetitoso pranzo. Era sicuramente il periodo piu` faticoso dell`anno, ma era anche il periodo di sincera comunione tra tutti i cansanesi.
Lungo le vie campestre l`antirivieni di gente faceva incontrare persone che altrimenti per tanti motivi non si sarebbero quasi mai potuto incontrare. I campi di grano undulati dal vento davano una sembianza fiabesca come un lago dorato. I mietitori che simultaneamente si muovevano da un lato ad un altro del terreno davano un`immagine sincronizzante ad un lavoro duro e produttivo. I giovani di ambo i sessi nel mezzo del loro lavoro trovavano il tempo di dar sfogo ai loro intimi sentimenti cantando stornelli, a volte sensuali, a volta a dispetto, a volte di puro sfotto` verso i loro secreti innamorati. Tanti di questi giovani iniziavano la loro storia d`amore con sguardi fugaci proprio mentre si andava o tornava dai campi. E ad ogni amore che nasceva seguiva immancabilmente una serenata notturna che rallegrava il cuore della ragazza e dava speranza positive al ragazzo innamorato. Erano altri tempi, altro modo di pensare, sicuramente piu` faticosi e meno sofisticati di adesso. Pero` per chi li ha vissuti era un periodo della loro vita che non cambierebbero mai.
Donato D'Orazio Racconta
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