Questo è il 2° racconto di Donato il resto appena possibile
LA VIGILIA DI NATALE
Natale.
E` il periodo dell`anno in cui la gente sa` essere piu` serena, piu` generosa, piu` ottimista. E` il periodo dell`anno in cui i giovani guardano al futuro con un misto di apprensioni e fiducia, sperando che il loro mondo sara` meglio di quello attuale.
Per noi anziani che tanti chilometri abbiamo percorso nell`autostrada della vita non ci resta che cercare di ritrovare nei meandri del nostro passato un periodo Natalizio che ci ricorda qualcosa di significativo che ci aiuto` a crescere ed imparare. Il mio pensiero va` nel lontano Natale del 1943.
Eravamo in piena guerra allora. L`undici Novembre di quell`anno fummo costretti a sfollare, a lasciare le nostre case ed i nostri beni. Finimmo per piu` di un mese a vivere in condizioni disumane in una capanna di pietre negli altopiani del monte Difesa (rifenza?). Alcuni giorni prima Natale una tormenta di neve costrinse la mia famiglia, e tante altre, a cercare rifugio nella piana Peligna. Alcuni si fermarono a Sulmona, altri nelle vicinanze. La mia famiglia cerco` ospitalita` in una frazione che si chiama (chiamava) Casette di Panette. Appena arrivati ricevemmo una certa resistenza da parte degli abitanti di quel Borgo. Nessuno voleva portare in casa gente con aspetto igienico a dir poco nauseante.
Poi, forse presi da compassione per noi bimbi, (io e mio fratello), e lo stato interessante di mia madre, una signora ci offri` una stanza al primo piano che lei usava per rimessa attrezzi agricoli. Non c`era niente in quella stanza ma per noi fu come un miracolo che ci avrebbe salvato la vita. Pochi giorni dopo arrivo` il Natale, e per la vigilia non avevamo assolutamente niente da mangiare, mio padre decise di recarsi a Sulmona, stando attento a non farsi prendere dai soldati tedeschi che perlustravano la zona, con pochi spiccioli che portava con se` riusci` a comprare un filone di pane, quattro arancine ed alcune castagne. Quella sera seduti sul ruvido pavimento, illuminato da una candela, consumammo quello che rimarra` il piu` commovente ed indimenticabile cenone Natalizio. Il giorno di Natale una signora del luogo, con immensa generosita`, ci porto` una piccola busta piena di mandorle, noci e mele appassite, che insieme ad un po` di pane che cera avanzato la sera precedente, ci permise anche di avere il pranzo di Natale. Ma il miracolo di quel nostro giorno non era finito li`.
La padrone di casa, nel pomeriggio venne giu` per comunicarci che ci aveva generosamente liberato una stanza nel retro casa che aveva una cucina ed alcuni utensili che ci avrebbero permessi di vivere con una certa dignita` il resto del nostro incomprensibile esilio dalla nostra casa. In quella stanza nel mese di marzo del 1944 avemmo la gioia di veder arrivare nella nostra piccola famiglia la nostra sorellina Maria. Questa in sintesi e` la storia del Natale del 1943 della mia famiglia, ma sono certo, in qualche parte del mondo ci sara` un Cansanese che rivivra` con questo racconto l`odissea della sua vita nel periodo terribile di quei giorni.
Donato D'Orazio Racconta
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